Nocciolo o
Avellano
-
Jhon Keats
-
Tempo di nebbie e d'uberta'
matura,
-
dell'almo sole amico prediletto;
-
tu che, con lui la vite ti dai cura
-
di far felice d'uve, intorno al tetto,
-
e di pomi i muscosi alberi adorni,
-
gonfi la zucca, e alle nocciuole un sapido
-
gheriglio infondi, e i frutti empi di nettare,
-
e ancor fai gemme, ultimi fior per l'api,
-
ond'esse credon che coi caldi giorni
-
sopra la terra estate ognor soggiorni,
-
per cui trabocca ogni umida celletta:
-
-
chi non ti ha visto tra le tue ricchezze?...
-
Talor chi cerca scopre te: sei colco
-
su un'aia, pigro, ventilanti brezze
-
fra i tuoi crini asolando; o presso un solco
-
mezzo-mietuto, mentre il tuo falcetto
-
lascia di tagliar l'erba e i fiori attorti,
-
t'infondono i papaveri il sopore;
-
o, attraversando un rivo, il capo eretto,
-
come spigolatrice, a volte porti:
-
o, ad un torchio di sidro, gli occhi assorti
-
tu fissi al gemitio per ore ed ore.
-
-
Dove son, dove i
cantici di Maggio ?
-
Non pensarvi, hai tu pur tua melodia:
-
quando affocando il
di' che muor, d'un raggio
-
roseo le stoppie opaca nube stria,
-
un coro di
zanzare si querela
-
tra i salci fluviali, in basso o in suso
-
spinte, secondo il vento
cada o aneli,
-
e dai poggi gli agnelli adulti belano,
-
cantano i grilli, ed un
gorgheggio effuso
-
fa il pettirosso da un
giardino chiuso,
-
rondini a stormi stridono pei cieli.
-
("All'autunno", trad. M.
Praz)
-
-
Gabriele
D'Annunzio
-
Rinnovato hanno verga d'avellano.
-
E vanno per tratturo antico al piano,
-
quasi per un erbal fiume silente,
-
su le vestigia degli antichi padri...
-
(Da: "I pastori")
-
-
William Skakespeare
-
Il suo cocchio
un guscio di nocciola,
-
lavorato dal falegname scoiattolo o dal vecchio verme,
- da un tempo immemorabile carrozzieri delle fate.
- In questo aggeggio ella galoppa da una notte all'altra
- attraverso i cervelli degli amanti,
- e allora essi sognano d'amore.
-
(Da: "Romeo e Giulietta", I,IV)
|