Il Giardino dell' Erba Voglio

La poesia di Robert Louis Stevenson e le piante

       Terre straniere                                                                        In lingua originale
       Chi puo' salire sul ciliegio, in cima,
       se non io, come ho fatto prima,
tenendomi aggrappato con tutte le due mani
per guardare paesi strani e lontani?
 
Ho visto il grande giardino confinante
pieno di fiori coltivati e piante
e tanti altri luoghi belli ancora
che non avevo mai visto finora.
 
Ho visto il fiume correre e incresparsi,
le strade polverose salire qua e la'
con gente che arrancava verso la citta'.
 
Se potessi trovare un albero pi alto
vedrei pi lontano con lo stesso risalto,
dove il fiume cresciuto va a sfociare
tra le navi ondeggianti in mezzo al mare,
 
dove ogni strada, da qualunque lato,
conduce infine a un paese fatato
dove alle cinque la cena finita
e i giocattoli prendono vita.
                      ("Terre straniere", trad. di R. Mussapi)                                
 
          I Fiori                                                                         In lingua originale
          Io so da Cummy il nome di ogni fiore
     Scagliola, Borsa da Pastore,
            e poi la Malvarosa accanto a loro.
 
            Luoghi fatati, cose fatate,
            boschi fatati dove ronzan le api,
            piccole piante per damine incantate,
            nomi fatati, tradotti da Mussapi!
 
            Piccoli boschi sotto i cui rametti
           fatine ombrose intreccian case e tetti,
           alberi nani, il timo e le rose,
           dove si arrampican le fate coraggiose.
 
           Le piante degli adulti sono belle,
           ma queste lo son molto pi di quelle,
           e se non fossi gia' un po' troppo alto
           andrei ad abitarci, con un salto.               
                                          (Trad. di R Mussapi)                                                    
  
          La mia nave e io                                                             In lingua originale
          Io sono il capitano di un piccolo veliero
     che naviga tranquillo nello stagno vicino,
             tiene la rotta e procede leggero
      ma quando saro' grande lo voglio pilotare
             molto oltre lo stagno,  in alto mare.
 
             Perche' voglio crescere come il pupazzo al timone
            e averlo mio secondo nella navigazione,
            prima per voglio che lui diventi
            vivo e con me affronti i venti
            a gonfie vele felici e contenti.
 
            Mi vedrete navigare tra i giunchi e i bambu'
            sentendo la prua beccheggiare su e giu'
            perche' col pupazzo andr a esplorare
            l'isola sconosciuta di la' dal mare
            e far fuoco, la sapra' conquistare.
                                     (Trad. di R Mussapi)